Si fa un gran parlare, oggi, di industria 4.0, l'industria automatizzata, dove i robot e l'internet delle cose entrano in scena per aiutare l’uomo e produrre le cose in modo più veloce e più sicuro. Una rivoluzione che sta avvenendo alla velocità della luce. Sulla scia delle esigenze della nuova industria, nascono startup e pmi innovative, con progetti in grado di sostenere la trasformazione digitale.
Talkway
Talkway è una piattaforma creata da Alea, software house e pmi innovativa di Pordenone, composta da una app per smartphone (Ios e Android), che permette di comunicare con lo smartphone come se avessimo in mano una radio ricetrasmittente. “La nostra idea è una comunicazione push to talk su rete cellulare” spiega a Wired Giuseppe Merlino di Alea. “A questa soluzione abbiamo aggiunto una serie di funzionalità per la gestione della forza lavoro in mobilità. La localizzazione, per vedere dove si trovano gli operatori, e la messaggistica, per poterli far dialogare tra di loro, effettuare l'invio di video in tempo reale, tra operatori e da un telefono verso una centrale.
Pensiamo a un operaio che sta facendo l'intervento di manutenzione su una ciminiera e deve segnalare un guasto e chiedere un consiglio: con Talkway può inviare in tempo reale una foto o un video e avere indicazioni”, aggiunge.
Ma Talkway è anche importante in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. “La funzionalità uomo a terra segnala alla centrale operativa situazioni di emergenza e permette in automatico di allertare i soccorsi” spiega Merlino. “Il sistema manda la posizione gps e il segnale d'allarme. È possibile fare l'identificazione di queste situazioni anche in indoor, dove il gps non funziona, grazie al bluetooth”, approfondisce. Ad Alea ci tengono a precisare che questa tecnologia non è più una cosa da pionieri, ma sta diventando uno standard nel mondo della comunicazione mobile. Le aziende si stanno rendendo conto che possono implementare una rete di comunicazione senza costi di infrastrutture, appoggiandosi sulla loro rete di traffico telefonico.
Smart Track
Si occupa di sicurezza anche Smart Track, startup innovativa (spinoff dell’università di Genova) vincitrice del premio Digital X Factory di Ansaldo Energia. Ha ideato un sistema che permette di gestire in automatico le emergenze all'interno di grossi cantieri. È un dispositivo indossabile di nuova generazione, a basso consumo energetico e in grado di verificare l'adeguatezza dei dispositivi personali di sicurezza indossati dall'operatore, rilevarne l'operatività in altezza e/o la sua caduta accidentale a terra e di attivare algoritmi intelligenti per evitare collisioni uomo-macchina e uomo-robot.
La piattaforma della startup, Smart Track, è inoltre in grado di gestire l'evacuazione del personale in caso di eventi accidentali (incendio, esplosione, evento naturale, attentato) garantendone la pronta localizzazione, l'instradamento efficiente e il conteggio veloce dei superstiti, favorendone il recupero in luoghi pericolosi e l'attivazione contestuale di ausili di controllo accessi e videosorveglianza attiva. “Il nostro è un wereable computer, un dispositivo indossabile, uno smart badge che l'operatore può usare per passare il suo badge, ma che può essere usato anche per la sua sicurezza”, ha spiegato a Wired Saverio Pagano. Che ci tiene a dire come il sistema sia molto diverso dal contestato braccialetto di Amazon: “Non traccia la persona, ma si attiva in caso di emergenza e, in caso di evacuazione, mi permette di sapere subito quante persone hanno raggiunto il punto di raccolta. Ma anche se qualcuno, in caso di emergenza o di pericolo non indossa il caschetto”. Ci sono i dispositivi indossabili associati a ogni lavoratore, collegati a una rete di sensori, che funzionano grazie a moduli radio bluetooth e con degli smartphone.
Inxpect
Un'altra rivoluzione tecnologica, che prenderà piede nei prossimi cinque anni, è quella che porterà i radar – una tecnologia antica, finora confinata negli ambiti del militare, dell'aeronautica e del navale – a essere usati comunemente e a costi più contenuti- Già oggi questa tecnologia è usata per il cruise control delle automobili. “La tecnologia è matura e a costi accessibili” racconta a Wired Luca Salgarelli di Inxpect, startup e pmi innovativa di Brescia. E aggiunge: “La mia scommessa è che entro cinque anni avremo un radar intorno a qualunque robot industriale e a qualunque altra linea produttiva industriale. Abbiamo presentato a Norimberga il primo radar certificato per la sicurezza industriale al mondo”.
Ma come funziona un robot guidato da un radar? “Il radar sente la presenza dell'uomo vicino a sé, rallenta in automatico, e, nel caso, si ferma, come se lo vedesse, ma senza le telecamere”, spiega Salgarelli. “Il radar funziona con le onde elettromagnetiche: è vedere il mondo senza osservarlo”, continua il fondatore della startup. Questo accorgimento permette di ovviare a una serie di problemi che invece presentano le telecamere, come la presenza di fattori che impediscono la visione, o la privacy. Una telecamera, in caso di hacker, rischia di far vedere tutto quello che facciamo. “Un radar può vedere attraverso gli oggetti, e non pone problemi di privacy anche se venisse hackerato” spiega Salgarelli. Uno dei primi clienti di Inxpect è un'azienda leader nella produzione di sistemi automatici per la lavorazione della pietra, del marmo e del vetro, e tutte le industrie più importanti al mondo che producono sensoristica hanno una partnership con Inxpect o la stanno negoziando. Da un mese e mezzo Inxpect ha lanciato il primo radar anti-intrusione, che è in grado di distinguere il movimento di esseri umani rispetto ad animali e ad evitare fastidiosi falsi allarmi.
Eli
Eli è una app nata gestire in modo più efficiente il magazzino di un'impresa di famiglia, la Saccheria Fratelli Franceschetti (da cui è nata O.H.C. Bene, startup innovativa che implementa la app), ed è stata premiata come case history da Google Cloud Platform. “Se visiti qualunque piccola o media azienda italiana c'è una gestione poco puntuale del magazzino” riflette Luigi Franceschetti. “Al di là del software, spesso non è mappato. E tutti i business di successo, da Amazon a Ikea, hanno fatto della logistica il loro punto di forza”, incalza.
Come funziona Eli? “Il lettore del codice a barre o del codice Rfid (l'antitaccheggio), le stampanti che stampano le etichette e tutto il resto non sono più legati a una rete interna, ma sono su un motore molto potente, Google Cloud Platform”, spiega Franceschetti. “Metterli su questa tecnologia è particolarmente complesso, ma permette di creare un magazzino temporaneo, anche per un mese, senza dover installare tutta la rete, con server, stampanti e tutto ciò che ne deriva. La nostra app è semplice e indipendente dalla presenza di un server. Per fare un esempio, invece che un registratore di cassa collegato in rete hai una persona con un tablet che può leggere cosa c'è nel magazzino”, continua. Non c'è bisogno di server perché tutti i dati sono salvati sul cloud. E sono molto utili. “Abbiamo una serie di dati grazie ai quali, dalla gestione del magazzino, riusciamo a capire dei trend, o dei percorsi di ripetitività: per fare un esempio, mettendo in relazione la temperatura esterna e il magazzino, il tasso di umidità, e altre variabili apparentemente non legate al magazzino scopro che il martedì, quando piove, vanno via una serie precisa di articoli”, puntualizza. Per fare l’inventario automatico del magazzino viene usato un drone, opportunamente modificato, con un’antenna che legge le etichette Rfid Uhf applicate sulla merce (sono simili a quelle per l’antitaccheggio sui vestiti o nei libri). L’antenna si muove con il drone, striscia su un percorso automatizzato lungo gli scaffali e identifica tutte le etichette. Dal confronto fra quello che è entrato nel magazzino e quello che legge in quel momento il drone (che manda tutti i dati alla piattaforma cloud via wifi), si ha una precisa situazione della merce presente nel magazzino.
Spylog
Chimar ha progettato e realizzato, in collaborazione con una start up del territorio modenese, Spylog, un innovativo prodotto che una volta applicato all'imballaggio, ne permette il monitoraggio durante il trasporto. Il dispositivo della startup tracciare la spedizione grazie a un software che dialoga con gli smartphone presenti nelle vicinanze (con il bluetooth) abilitando una serie di sensori che misurano umidità, temperatura ed eventuali urti.
Come funziona Spylog? Dal portale web il mittente crea una scheda dedicata alla spedizione: anagrafica, foto e documenti. L'addetto al confezionamento inserisce un sensore Spylog in ogni collo che si vuole monitorare. Tramite l'app associa ogni sensore all'imballaggio corrispondente e si possono aggiungere foto pre-carico e altri dati. Nel momento in cui la merce lascia il magazzino, il mittente fa partire il monitoraggio, che avviene su tutti i mezzi di trasporto possibili. Si può controllare dove e quando si sono verificati eventi particolari. Sempre attraverso la app l'addetto alla ricezione può segnalare l'arrivo del collo, scattare foto e consultare le istruzioni per disimballare. E il destinatario, tramite il portale web può consultare i dati di monitoraggio relativi alle condizioni di viaggio.